L’Alternativa Repubblicana, Liberal-democratica

SE NON ORA, QUANDO?

di Saverio Collura

Durante il recente incontro con Obama, il nostro Premier ha reso omaggio alla realtà economica degli Usa, affermando che mentre in quel Paese, in questi ultimi anni, si era realizzata una significativa politica di innovazione, di crescita e di sviluppo, nell’Europa si era rimasti ancorati ad una politica di austerità; e con l’austerità non ci può essere crescita. Ancora una volta ci sembra di dover dire che il nostro capo del governo cerca di sfuggire per la tangente, dipingendo per l’area euro una situazione di indifferenziata realtà economica; e quindi conseguentemente superando (o ignorando?) di slancio la specificità e la peculiarità insita nella situazione europea, che generalizzabile non è perché differenziata è la situazione di crisi in atto e la congiuntura economica nei singoli Paesi del vecchio continente. Così agli italiani arriva un messaggio certamente preoccupante per un verso, ma ambiguamente e quindi pericolosamente consolatorio: cioè aspettiamo che l’Europa, anche perché sferzata dal giovane e volitivo Premier italiano, trovi finalmente la soluzione giusta e tempestiva per colmare i danni tuttora in atto.
Ma è poi vero che la sollecitazione vada tutta riservata all’Europa? E conseguentemente noi nel frattempo possiamo continuare a “dedicarci” ai nostri pericolosi e dannosi diversivi quali la legge elettorale, l’abolizione del Senato elettivo e le riforme evanescenti ed inconsistenti con le quali si intasano le aule parlamentari e si alimenta un fittizia, inutile e sterile polemica politica, che crea continue tensioni nel tessuto sociale. Facciamo parlare i fatti, e per essi i dati forniti recentemente (10 aprile scorso) dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) che attestano che solo l’Italia proviene da un biennio (2013-2014) di decrescita del Pil (rispettivamente -1,7%, -0,4%); mentre la Spagna nel 2014 ha registrato un incremento di +1,4%, e nel 2013 il pur decremento (-1,2%) è stato inferiore al dato negativo italiano. Il Pil di Francia e Germania nel biennio trascorso è sempre cresciuto. Se poi analizziamo le previsioni formulate dal FMI per il biennio 2015-2016, riscontriamo che l’Italia continuerà ad essere ancora il fanalino di coda (fa peggio solo Cipro), con la previsione di crescita rispettivamente di +0,5% (il nostro governo indica +0,7%) per il 2015, e +1,1% nel 2016. Per la Germania e per la Francia sono previsti valori di crescita significativamente superiori a quelli dell’Italia; e la Spagna crescerà rispettivamente di +2,5% nel 2015 e +2,0% nel 2016. La media europea evidenzia rispettivamente +1,5% e +1,6%. E pensare che il Premier Renzi durante l’incontro bilaterale con il governo tedesco volle “avvertire” la signora Merkel dicendo: “Tanto vi acchiapperemo”; ignorando che con gli attuali differenziali di crescita l’affermazione di Renzi più che una chimera sarà un’amara constatazione dell’ulteriore abbassamento della ricchezza italiana rispetto a quella tedesca, con i conseguenti effetti di minore reddito pro-capite, minore sviluppo e competitività, minore intensità occupazionale. Il nostro auspicio è che il governo trovi, prima o poi, la volontà di spiegare ai concittadini perché l’Italia, pur operando in un contesto di totale ed assoluta omogeneità di fattori con gli altri paesi dell’area euro (tasso di cambio, costo energetico, liberalizzazione dei mercati, Quantitative Easing) realizza rispetto a questi ultimi performance economiche molto al di sotto. E Renzi dovrebbe anche chiarire perché nei trimestri pregressi di competenza ed operatività del suo governo non c’è mai stata crescita del Pil. Deve anche prendere atto che per allineare i livelli occupazionali italiani attuali alla media europea bisogna recuperare ben tre milioni di occupati: una chimera, che si trasformerà in emergenza umana e sociale. La crudeltà dei dati prima analizzati, e soprattutto il raffronto degli stessi con quelli degli altri paesi, ci dice che il problema italiano prima che essere economico, o solo economico, è soprattutto politico; nel senso che è la politica italiana inadeguata a fornire un governo in grado di dare le risposte che servono per il futuro del Paese. Da qui il progetto Repubblicano: l’Alternativa Repubblicana, Liberal-democratica. Il fondamento della nostra proposta poggia su punti fondamentali: un rapporto di estrema chiarezza e verità verso i nostri concittadini, la convinzione circa le grandi potenzialità di cui dispone il Paese, la chiarezza degli obiettivi, la determinazione e l’efficacia dei provvedimenti individuati ed elaborati, la visione strategica del futuro dell’Italia. In sostanza l’Alta Politica che sostituisca la fallimentare politica di questi ultimi venti anni. Compete a tutti noi Repubblicani assumere come impegno prioritario e doveroso verso il Paese questa azione politica; nella ferma convinzione che a questa prospettiva non si riesce, almeno al momento, ad intravedere una diversa alternativa.

Roma, 20 aprile 2015